SADE MANGIARACINA & BONNOT featuring GIANLUCA PETRELLA

 

 

Fotografare Sade Mangiaracina per la prima volta è stata una bella esperienza. Mi hanno colpito profondamente la sua luminosità e la sua intensa concentrazione.

Non c'è nulla di superfluo nei suoi movimenti: si siede, sistema le mani, e tutto il resto è affidato al suono. Questo, dal mio punto di vista, genera immagini di estrema pulizia e semplicità.
Con Bonnot, invece, è tutta un’altra storia. Walter lavora tra macchine, schermi e dettagli che mutano rapidamente, ma il suo gestualità rimane sempre misurata e contenuta.

Per un fotografo, questo significa catturare piccoli spostamenti di mano, lievi aggiustamenti e la luce dei monitor che cambia tonalità.
Il suo spazio è prevalentemente tecnico, e lo interpreto così: linee definite, elementi elettronici in primo piano e una geometria ben delineata che deriva direttamente dal setup. I colori, in questo contesto, diventano i veri protagonisti.

Con Gianluca Petrella, invece, la storia è diversa: lo conosco da oltre 17 anni. Il trombone richiama un movimento più ampio del corpo, con variazioni evidenti nei ritmi e nelle posture. Nei miei scatti cerco di catturare proprio questi momenti: l’apertura del petto mentre prende fiato, la tensione del braccio, il metallo dello strumento che riflette la luce.
Questo crea immagini decisamente più dinamiche, e a mio avviso, il bianco e nero diventa imprescindibile per raccontarne l’essenza.