Joe Sanders Parallels Quartet

 

 

Esistono musicisti che suonano, e altri che vivono in simbiosi con il proprio strumento.Joe Sanders, a mio avviso, appartiene a questa seconda categoria: un contrabbassista capace di trasformare ogni nota in gesto, ogni pausa in respiro.

Durante il suo concerto, il palco si è trasformato in un dialogo intimo tra corpo e legno, corde e anima. Attraverso ogni scatto, ho cercato di catturare l’intensità del suo volto e la tensione delle sue mani, rivelando un musicista che non si limita a “interpretare” il jazz, ma lo vive dall’interno — come un linguaggio viscerale, spirituale e profondamente umano.

Nato a Milwaukee nel 1984 e attualmente residente nel sud della Francia, Sanders è una delle figure più influenti della nuova generazione jazz internazionale. Allievo di Christian McBride e formatosi al Thelonious Monk Institute, ha costruito una carriera che lo ha portato sui palchi di tutto il mondo al fianco di artisti del calibro di Joshua Redman, Gerald Clayton e Kendrick Scott. Nei suoi progetti da leader — da Introducing Joe Sanders a Humanity fino al recente Parallels — esplora un jazz che abbraccia contaminazioni globali: pulsazioni africane, groove contemporanei, accenti cameristici e un profondo senso melodico.

Con le mie fotografie, ho cercato di restituire la dimensione fisica e tangibile del suono.Il bianco e nero, a mio parere, accentua la concentrazione e la connessione del musicista con il suo mondo interiore.Nelle mani di Sanders, il contrabbasso diventa molto più che uno strumento: è un'estensione della sua voce, un corpo vivo che pulsa di emozione e scandisce il tempo. In ogni immagine, ho cercato di cogliere quell'istante in cui la musica si dissolve nel silenzio e il silenzio, improvvisamente, si trasforma in suono.

Fotografie e testo di Emanuele Vergari